Bruno Giacosa
Vignaiolo di una generazione che ormai non c’è quasi più, Bruno far parte del gotha enologico delle Langhe, fatto di quei produttori di Barolo e Barbaresco che hanno reso universalmente grande questa zona patrimonio dell’umanità per l’Unesco, terra eletta del Nebbiolo (e non solo).
Quella dei Giacosa è la storia di una famiglia di cantinieri di Neive già attivi agli inizi del novecento: pur non essendo proprietari terrieri ed affidandosi al conferimento delle uve da parte di terzi selezionati, le generazioni guidate da nonno Carlo, papà Mario e quindi Bruno hanno progressivamente affinato le tecniche di selezione delle uve e di vinificazione continuando nella loro tradizione del fare “vini molto buoni” a base Nebbiolo che dovevano affinare molti anni.
Giacosa è stato tra i primi a praticare la zonazione eleggendo vigneti cru ancor prima di possedere un vigneto proprio: era il 1967 quando sono usciti il Barbaresco Asili ed il Barolo Vigna Rionda, mentre bisogna attendere fino al 1982 per iniziare a produrre con proprie uve a fronte dell’acquisto del celebre vigneto Falletto a Serralunga d’Alba, e poi al 1996 per i vigneti Asili e Rabajà.
Voler fare “vini molto buoni” ha portato Giacosa a concentrare i propri sforzi in vigna (propria o di terzi) lavorando su forti riduzioni delle rese, sul fogliame e le esposizioni e sulla valorizzazione di un’agricoltura tradizionale priva di forzature mentre in cantina si dà spazio a lunghe macerazioni sulle bucce ed affinamenti in grandi botti di rovere, con un’attenzione massima alla qualità, arrivando a non imbottigliare ove il frutto dell’annata non fosse in linea con il rigore e le pretese giacosiane.
Sebbene Bruno non sia più tra noi dagli inizi del 2018, il suo testimone non poteva passare in mani migliori, quelle della figlia Bruna. Oggi responsabile di circa venti ettari di proprietà e della gestione del conferimento di terzi, Bruna porta avanti una tradizione di famiglia fatta di passione, discrezione ed umiltà, consapevole dell’importante eredità ricevuta dal padre Bruno, straordinario vignaiolo di langa oggi glorificato da appassionati, collezionisti ed anche investitori.