Castellare di Castellina

Castellare di Castellina nasce negli anni Settanta dalla fusione di quattro poderi del Chianti (Castellare, Caselle, San Niccolò e Le Case) voluta fortemente da Paolo Panerai con l’obiettivo di arrivare a produrre un vino di grande qualità nel pieno rispetto del Chianti Classico.

La tenuta è una celebrazione della tradizione: dalla cura della terra – con la distinzione tra campi e sodi (i primi sono i terreni più facili da lavorare, i secondi sono quelli più duri ma migliori per la vite) – all’utilizzo di soli vitigni autoctoni, fino alla scelta di adottare il “metodo di governo alla toscana” per rimanere fedeli alla tecnica di vinificazione codificata nell’Ottocento dal Marchese Ricasoli, il padre nobile del Chianti.
Senza nostalgie e passatismi, Castellare di Castellina ha saputo, anche, trarre il meglio dalle innovazioni del presente per far crescere qualitativamente la sua produzione; come dimostrano l’impianto del primo vigneto sperimentale del Chianti – realizzato in collaborazione con l’Università di Milano e quella di Firenze per arrivare alla prima selezione scientifica dei cloni del Sangiovese (che qui si chiama Sangioveto) – e l’introduzione della barrique, a seguito della consulenza dell’enologo Emile Peynaud.

Luogo di rara suggestione – dove i 33 ettari di vigneti si mescolano a boschi, uliveti e altre coltivazioni – la tenuta di Castellare di Castellina gode di un’ottima posizione sia per l’esposizione sia per la qualità del suolo (misto di marne calcaree, galestro e poca argilla) perfetto per vini rossi e bianchi di buona struttura, capaci di invecchiare molto bene. In vigna sono banditi prodotti chimici di sintesi e si lavora seguendo il criterio delle basse rese per rispettare la natura e non impoverire il suolo e le uve.

Etichetta iconica della tenuta è I Sodi di San Niccolò, un grande Sangioveto in blend con la Malvasia nera, pluripremiato dalla critica internazionale.