Gaja
Poche storie familiari si sovrappongono così perfettamente a un territorio – fin quasi a rappresentarlo – come quella della famiglia Gaja, stabilitasi nelle Langhe nel XVII secolo e dedita alla produzione di Barbaresco fin dal 1859, anno di fondazione della cantina da parte di Giovanni Gaja. Da allora, sono cinque le generazioni che si sono succedute nella pratica vitivinicola, rimanendo fedeli alla stessa visione: ricerca della qualità, rispetto del territorio e della tradizione coniugato con la capacità di innovare.
Dopo Giovanni, tocca ad Angelo che insieme alla moglie Clotilde Rey compie scelte produttive che innalzano fortemente la qualità. La figura della svolta è il loro figlio Giovanni, artigiano nel senso più alto del termine, che porta il Barbaresco a vette eccelse, trasformandolo nel simbolo della cantina Gaja e introducendo importanti innovazioni enologiche, come quella di imbottigliare solo le annate migliori, destinando le altre alla vendita sfusa.
Nel 1961 suo figlio Angelo – quarta generazione – entra in azienda, fondendo la filosofia artigiana del padre con le competenze maturate negli studi in Italia e all’estero. Angelo Gaja compie, così, scelte rivoluzionarie: introduce nelle Langhe nuova varietà, da pioniere sceglie di utilizzare le barriques, ricorre a tappi lunghi oltre 6 cm e ai colli di bottiglia allungati.
Gaja è sinonimo di vini rossi unici e immortali ma non bisogna dimenticare che il talento enologico di Angelo Gaja ha generato quello che è considerato uno dei migliori Chardonnay al mondo: Gaia & Rey, omaggio nel nome alla nonna Clotilde e alla primogenita Gaia, che dal 2004 lavora al suo fianco, segnando l’ingresso della quinta generazione in cantina.