Gianfranco Fino

Un’avventura coniugale iniziata nel 2002, un’azienda agricola avviata nel 2004 con l’acquisto di 1,3 ettari di vigneto preesistente, premio come viticoltore dell’anno nel 2010 ed uno sconvolgimento (in positivo) dell’enologia pugliese che dura ancora oggi.
Se ne fa tanto di vino nel Tacco d’Italia ed anche di qualità, ma pochi o forse nessuno ha deciso di intraprendere un progetto basato sulla produzione di grandi vini (rossi in primis) da vecchie vigne fino a 90 anni di età impiantate secondo il tradizionale alberello pugliese. La scommessa di Gianfranco Fino, da sempre supportato dalla compagna di vita (e di vite) Simona Natale, è stata rischiosa, ma ha portato alla ribalta una realtà enologica di prim’ordine nel panorama dell’enologia italiana, che oggi conta su molti ammiratori anche oltre confine.
Inizia tutto a Sava, 15mila abitanti tra Taranto e Manduria, terra di vino e olio, dove il clima sa essere benigno grazie alla vicinanza al mare ma anche infernale nelle estati più estreme.
Terre rosse, sole, brezza marina, rocce affioranti utilizzate per comporre muretti a secco: è la Puglia più vera, la cui essenza viene traslata in bottiglie di grande personalità e fortemente attaccate al proprio territorio.
Negli anni gli ettari si sono moltiplicati, da 1,3 si è arrivati a 23, la forte identità territoriale che si voleva dare ai vini viene esaltata dalla critica internazionale e spinta al massimo da Gianfranco, anche per mezzo di scelte forti e di rottura, come l’uscita dalla DOC a favore della meno blasonata Salento IGT.
L’attenzione per le uve è maniacale, le pratiche in vigna non sono per nulla invasive, in assenza di concimazione ed irrigazione, e la vendemmia è ritardata, con appassimento su pianta per l’”ES più sole”. Si lavora su rese basse, circa 20 quintali per ettaro (contro i 90 della DOC), si prevedono diversi passaggi in legno in assenza di chiarifica e filtrazione ed un lungo riposo in bottiglia.
E’ una viticoltura non convenzionale, tanto che si dice che il vino simbolo di Gianfranco Fino, l’Es, lo si ama o si odia.
Noi lo amiamo, ed anche tanto, rifacendoci soltanto al principio del piacere, come insegna Freud.