Gravner

Josko Gravner è uno dei padri nobili della recente vitivinicoltura italiana. Vignaiolo filosofo, profondo conoscitore della natura e dei suoi ritmi, Gravner – il cui nome è inseparabile da quello del Collio – è colui che ha cambiato la cultura del vino in Friuli, contribuendo in maniera determinante all’affermazione dei prodotti della regione al di fuori dei confini italiani.

Josko inizia a lavorare in vigna e in cantina a sedici anni, fino agli anni Novanta vinifica in acciaio e poi in barrique ma agli inizi del Duemila sceglie di cimentarsi con una nuova tecnica, legata all’antica tradizione georgiana del vino: la fermentazione delle uve in anfore di terracotta del Caucaso.
È vera e propria rivoluzione del pensiero e della prassi, perché da questo momento Gravner inizia “un processo di sottrazione” nel suo modo di concepire il vino: elimina progressivamente tutti i vitigni non autoctoni per coltivare – a Oslavia e Hum (in Slovenia) – solo le due varietà storiche della Ribolla e del Pignolo Rosso; si emancipa dall’uso di tutti i prodotti chimici in vigna, lavora esclusivamente a mano – in un rapporto di rispetto e armonia con la terra che ha pochi eguali – e sceglie le lunghe macerazioni, commercializzando i vini solo sette anni dopo la vendemmia.

Una visione pionieristica e in controtendenza, allora come oggi, che ha reso Josko Gravner un vero maestro, riconosciuto in tutto il mondo, nella produzione in biologico e in biodinamico