Marco De Bartoli

Custode visionario del Marsala e “anima del Grillo siciliano”, Marco De Bartoli non è stato solo un produttore di vino: è stato un rivoluzionario. Quando negli anni ’70 il Marsala stava ormai scivolando verso l’anonimato dei prodotti industriali, De Bartoli — figlio di una storica famiglia di viticoltori marsalesi e pilota da corsa — decise di andare in controtendenza. Mentre tutti cercavano la quantità, lui puntava sulla qualità assoluta, riportando in vita le antiche pratiche enologiche che avevano reso celebre il vino fortificato siciliano.

Nel 1980 nasce ufficialmente l’azienda Marco De Bartoli, con sede nella tenuta di Bukkuram, sulle colline ventose di Pantelleria, e a Samperi, nella storica campagna marsalese. È proprio qui che inizia la rinascita del Marsala “vero”, prodotto secondo il metodo tradizionale perpetuo, l’equivalente del sistema solera, con lunghi affinamenti in botti scolme. Nasce così il Vecchio Samperi, vino iconico che sfida le regole del mercato e riaccende i riflettori su un patrimonio dimenticato.
Ma la visione di Marco De Bartoli va oltre il Marsala. A lui si deve anche il rilancio del Grillo, antico vitigno autoctono che, grazie a vinificazioni in purezza e fermentazioni spontanee, si mostra in tutta la sua eleganza e longevità.
La filosofia dell’azienda si fonda su tre pilastri: tradizione, identità territoriale e artigianalità. Oggi i figli di Marco — Renato, Sebastiano e Giuseppina — portano avanti l’eredità con la stessa integrità, adottando pratiche sostenibili in vigna, vinificazioni poco interventiste e una cura maniacale per ogni dettaglio. L’uso esclusivo di uve autoctone, il rispetto per la natura e la volontà di non scendere a compromessi rendono i vini De Bartoli autentiche espressioni del terroir siciliano.
Rispetto ai concorrenti, l’azienda si distingue per essere stata pioniera in un percorso controcorrente: ha trasformato un vino dimenticato in un simbolo di rinascita culturale, ha restituito dignità ai vitigni locali e ha dimostrato che la Sicilia può produrre vini capaci di competere, per complessità e profondità, con i grandi classici del mondo.
Un aneddoto racconta che Marco, durante una degustazione a Parigi negli anni ’80, si sentì dire che il suo Marsala sembrava uno “Château d’Yquem secco”. Il complimento lo sorprese, ma non lo illuse: il suo obiettivo non era imitare i francesi, bensì dimostrare quanto poteva essere grande la sua terra. Missione compiuta.