Masseria Frattasi
Montesarchio (Benevento), ai piedi del Monte Taburno: qui ha sede Masseria Frattasi, ovvero un tassello imprescindibile delle vicende vitivinicole campane.
Il cuore pulsante dell’azienda agricola è l’imponente edificio del Settecento in pietra calcarea che racchiude la storia plurisecolare di questa impresa vocata alla viticoltura da sempre. Attorno si sviluppano i vigneti di Falanghina e di Aglianico: i primi a 380 metri sopra il livello del mare, gli altri a quote superiori (fino ad arrivare a quasi 1000 metri). Un’agricoltura di montagna, dunque, condotta in biologico e caratterizzata dal sistema di allevamento detto a “tennecchia”, inventato dagli Etruschi per i terreni particolarmente impervi e rimasto immutato nei secoli.
Gli ettari vitati di Masseria Frattasi sono 20 e, accanto a Falanghina e Aglianico, vi si coltivano anche Coda di volpe, Greco, Fiano e Cabernet Sauvignon.
L’obiettivo della famiglia Cerere Clemente è sempre stato uno solo: valorizzare e promuovere le varietà di vite tipiche del Sannio Caudino. Significativo che, negli anni Cinquanta, sia stato don Antonio Cerere – all’epoca alla guida della Masseria – a salvare la Falanghina, che sopravvisse solo ai piedi del Taburno, fra Montesarchio e Bonea.
Il legame profondo con il territorio si esprime anche nelle etichette di Masseria Frattasi, che recuperano i disegni delle ceramiche della storica Manifattura Giustiniani. Quando il terremoto distrusse la cappella della Masseria decorata con queste ceramiche, la famiglia Cerere Clemente decise di salvare almeno le mattonelle (le riggiole) e far rivivere il loro splendore sulle etichette dei suoi vini.