Opus One

Mauna Kea Beach Hotel, 1970: queste sono le coordinate teoriche della genesi di Opus One in occasione del primo incontro tra il già famoso produttore californiano Robert Mondavi ed il Barone Philippe de Rothschild, vera e propria colonna portante della produzione di Bordeaux con il suo Château Mouton Rothschild.
I fondatori di quella che poi venne ribattezzata Opus One Winery decisero di creare insieme un vino degno dei grandi bordolesi in una zona vocata alla coltivazione della vite: dai rispettivi know-how nasce l’idea di investire a Oakville, un’area conosciuta per l’ottima resa delle uve già dala metà del secolo precedente, per produrre i classici varietali bordolesi come Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot e Malbec, arrivando alla prima vendemmia del vino inizialmente chiamato NapaMedoc nel 1979. Sono anni spartiacque per la produzione vinicola californiana: esiste un’era pre e post Opus One ed è proprio questo il periodo in cui la cantina diventa, sin da subito, un riferimento per la California e l’intera produzione nordamericana dal punto di vista qualitativo, grazie alla presenza dei Rothschild in prima persona.
La fama di questo vino, di pari passo con il piacere suscitato nei degustatori, supera immediatamente l’oceano ed azzera le distanze con l’Europa ed anche l’Asia, dove già dagli anni novanta, i cui vini erano figli della nuova cantina, al passo con le ultime tecnologie in fatto enologico, Opus One diventa un cult per grandi appassionati di vino, palati esigenti e quindi collezionisti.
Precursore delle pratiche di agricoltura sostenibile, della sapiente gestione delle risorse scarse e la protezione dell’ecosistema, la grandezza di Opus One è legata al territorio in cui insiste, composto da quattro parcelle principali per un totale di 69 ettari vitati all’interno della Oakville AVA, posizionata nella Napa Valley a nord della città omonima, stretta tra le montagne di Vaca ad Est e Mayacamas ad Ovest: un’area che oggi ospita le più importanti cantine americane a conferma della scelta intelligente effettuata a suo tempo dalla joint-venture Mondavi-Rothschild.
Al di là dell’aura di questo vino, sicuramente favorita dai mezzi di assoluta eccellenza alla base dell’interno progetto Opus One, ciò che è emerso di vendemmia in vendemmia è l’incredibile struttura, qualità e longevità, che rendono Opus One un vino iconico da bere almeno una volta nella vita, se non di più, per rendere il giusto omaggio a due personaggi che hanno scolpito la storia enologica mondiale e la cui felice sinergia è oggi sintetizzata dalla testa bifronte, simbolo di Opus One.