Tarlant
Tarlant non e’ solo il nome (anzi, il cognome) di una famiglia che ha fatto e continua a fare la storia della Champagne ma una vera e propria filosofia, di vita e di far vino.
Con origini riconducibili al diciassettesimo secolo ed oggi arrivati alla dodicesima generazione di vignerons, Mélanie e Benoît Tarlant continuano a credere e tramandare le tradizioni che la propria famiglia ha preservato dall’attacco del tempo, lasciando la vigna sempre al centro del proprio progetto e mantenendosi rispettosamente un passo indietro alla natura, libera di fare il proprio corso forte della loro filosofia non invasiva ne’ interventista.
In Tarlant la natura parla, viene ascoltata ed assecondata la voce della vigna e del singolo vigneto, con il chiaro intento di creare opere che, dopo opportuni e spesso lunghi affinamenti in legno, possano emozionare un degustatore che trova nel dosaggio zero di Tarlant, regola di vita, quanto di piu’ sorprendente ed appagante vi possa essere nella regione della Champagne.
Oeuilly, nella Vallee de la Marne, e’ il cuore pulsante di Tarlant, che oggi gestisce ben 14 ettari vitati sia a bacca rossa (9.6) che bianca (4.4), dove le tradizionali uve della regione condividono i medesimi terreni con uve antiche, dimenticate e riprese da questa cantina per creare vini d’assemblaggio dai risultati straordinari.
Affinamento prevalentemente in barrique per lunghi periodi ed ancor prima vinificazione sempre in legno con fermentazioni spontanee sulla base di singole parcelle ed uve, in assenza di fermentazione malolattica.
Regole e tradizioni sono si’ importanti, ma permettono anche di sfruttare la lunga esperienza maturata per sperimentare e provare ad usare anche materiali come l’acciaio, il cemento e la terracotta, oggi utili a differenziare un’offerta composta da produzioni limitate di champagne dalla personalita’ inconfondibile.
Sara’ forse un punto di vista poco obiettivo, ma degustare Tarlant vuol dire entrare in una nuova dimensione dello champagne, lasciandosi dietro tutta una serie di certezze e di aspettative per mettere in discussione una tradizione pluricentenaria interpretata in modo unico e sicuramente indelebile.