Vietti

Come spesso accade in Langa, anche la storia della cantina Vietti si basa su una solida tradizione familiare fatta di generazioni di viticoltori che si sono alternate fino ai giorni nostri, contribuendo a rinforzare e continuando a tramandare una tradizione nel tempo penetrata sempre più in profondità.
Inizia tutto alla fine del XIX secolo, con Carlo Vietti che avvia un’attività imprenditoriale legata alla produzione di vino sulla sommità del comune di Castiglione Falletto. Ben quattro le generazioni che si sono succedute: a Carlo subentra Mario, che spinge la produzione e commercializzazione di Barolo agli inizi del novecento, quindi la figlia di Mario, Luciana, negli anni sessanta sposa l’enologo ed appassionato d’arte Alfredo Currado, dando una decisa svolta alla storia della cantina, facendola diventare un riferimento per le Langhe sia in Italia che al’estero.
La cantina Vietti è un precursore della zonazione in Langa, eleggendo vigneti cru progressivamente diventati pietre miliari della loro produzione: era il 1961 quando uscì il Barolo proveniente dal cru Rocche di Castiglione, al tempo in competizione con vini provenienti dall’assemblaggio di più parcelle e vigneti.
Ma il loro essere un passo avanti agli altri non si limita a questo approccio rivoluzionario: nel 1974 Currado inventa le etichette d’autore da apporre al vino più importante della cantina, il Barolo Riserva Villero, da quel momento e per ogni anno di produzione arricchito dall’opera di artisti di fama internazionale che si sono succeduti nell’abbellire l’etichetta di cotanto ambita bottiglia, da Cascella a Pasolini, da Toscani a Piano passando per Fish, Cottingham, Thebaud, Sokov, Fuchs e tanti altri.
L’ultima generazione oggi ancora in parte alla guida della cantina è rappresentata dal figlio di Luciana e Alfredo, Luca Currado Vietti, che con la moglie Elena ha perpetrato il successo di questa famiglia di grandissimi vignaioli di Langa, continuando l’espansione territoriale dei vigneti (fino a 34 ettari), la diversificazione della produzione aprendo ad altre uve autoctone come la Barbera, il Dolcetto, l’Arneis ed il Moscato e portando avanti un nome che, sebbene oggi di proprietà americana, rimane saldamente legato alle Langhe ed alla massima espressione del Nebbiolo, sua maestà il Barolo.