The winefully Magazine
VINO E NUOVE PROSPETTIVE: LE VARIETÀ RESISTENTI
Se proviamo a immaginare il futuro del vino nelle sue diverse direttrici, una di queste è rappresentata certamente dai cosiddetti PIWI. Bronner, Solaris, Johanniter, Soreli a bacca bianca e Cabernet Cortis, Cabernet Regent, Merlot Khantus, a bacca rossa, per citare solo alcuni tra i più nominati sul mercato. Si tratta di una categoria di vitigni che nascono da incroci multipli effettuati con l’obiettivo di coniugare qualità e resistenza alle malattie fungine. Parliamo di futuro perché si tratta di tipologia strettamente connessa al tema della sostenibilità, tanto da essere definita anche super-bio. I PIWI, infatti, permettono di ridurre significativamente i trattamenti annuali in vigna.
Inoltre, si tratta di varietà che consentono di produrre molto a nord come latitudine, e molto in alto come altitudine, dove non è possibile ottenere risultati significativi con gli altri vitigni. Si è arrivati, per capirci, da un lato a coltivare la vite in Polonia, Svezia, Danimarca, e dall’altro a superare gli 800 e anche i 1.000 metri sopra il livello del mare.
È importante sottolineare che i PIWI non rientrano nella categoria degli OGM. Gli incroci non sono ottenuti in laboratorio, ma si opera direttamente in vigna, lavorando con l’impollinazione e attraverso una selezione di semi e piante. Così come nelle regioni francesi di Champagne e Bordeaux, anche in Italia sono state incluse nel Registro Nazionale 36 varietà resistenti, sia a bacca bianca che a bacca rossa. Con queste ultime le sperimentazioni in chiave PIWI sono iniziate in tempi più recenti e i risultati hanno ampi margini di miglioramento. I vitigni a bacca bianca invece sono quelli dove il percorso è più consolidato e negli ultimi anni sono già stati raggiunti livelli qualitativi considerevoli.
In Italia l’approccio PIWI sta prendendo sempre più piede e il numero dei produttori che scelgono di lavorare con queste tipologie è in continua crescita. Interessante, in particolare, la realtà “Resistenti Nicola Biasi“, rete di imprese composta da otto aziende agricole localizzate tra Friuli, Veneto e Trentino. Alla guida del gruppo c’è proprio Nicola Biasi, enologo con un percorso professionale costellato di tappe importanti. Prima il passaggio in alcune aziende di riferimento tra cui Jermann, Felluga, Mazzei, Allegrini, seguito da diverse esperienze internazionali in Australia e Sud Africa e da numerose consulenze tra Toscana, Lazio, Veneto, Friuli e Trentino; poi il ruolo di coordinatore del Wine Research Team che, con la direzione di Riccardo Cotarella e Attilio Scienza, conduce sperimentazioni e innovazioni, ad esempio studiando nuovi vini prodotti senza l’utilizzo di solfiti aggiunti. L’idea alla base di “Resistenti Nicola Biasi” è coniugare il valore di sostenibilità intrinseco dei PIWI con un lavoro orientato all’eccellenza e all’opportunità di valorizzare al meglio le potenzialità di queste nuove varietà in termini qualitativi.
Tra le realtà della rete “Resistenti” Nicola Biasi guida in prima persona il progetto “Vin de la Neu“. In italiano è il vino della neve, così chiamato per via della nevicata dell’ottobre 2013 arrivata proprio in concomitanza con la prima vendemmia. Siamo infatti in quota, a oltre 800 metri di altitudine, nella Val di Non, territorio conosciuto soprattutto per i suoi meleti. Il vino è frutto di un lavoro di altissimo profilo, volto a eliminare totalmente gli interventi in vigna e applicato a una piccola superficie inferiore al mezzo ettaro. La varietà PIWI coltivata è lo Johanniter, incrocio tra Pinot Grigio e Riesling. “Vin de la Neu” è fine, espressivo, caratterizzato da grande nitidezza. Nella versione 2019 si presenta di un giallo paglierino vivo e brillante. Al naso apre sui toni degli agrumi, intrecciati a sentori floreali e lievi contrappunti di frutta esotica. In bocca è fresco, preciso, verticale. Un sorso teso, reso ancor più ricco da intriganti riverberi iodati. Chiude mostrando grandissima persistenza, ulteriore segno dell’ottimo livello che le varietà PIWI sono in grado di raggiungere oggi. “Vin de la Neu” rappresenta certamente uno dei picchi più elevati in tutta la categoria, ponendosi come modello di riferimento e dimostrando a tutti i produttori che lavorano con le varietà resistenti quanto in alto sia possibile arrivare. Come altitudine, ma soprattutto in termini qualitativi.
Graziano Nani
Oltre 15 anni in comunicazione, oggi Graziano Nani è Branded Content Lead in Chora, dove si occupa di podcast. Sommelier AIS, scrive per Intravino e su Instagram cura @HellOfaWine. Insegna comunicazione del vino all’Università Cattolica. Si occupa dello stesso tema nel podcast “La Retroetichetta”, di cui è co-autore, e con speech a eventi dedicati.