Non esclusiva, di più.

Da un’unica botte “particolare” nasce questa riserva di appena 280 bottiglie (250 in commercio) le cui uve provengono dalle stesse vigne di Bianko, una a Cupramarittima, l’altra a Montefiore, da terreni che includono argilla, calcare, sabbia arenaria e ciottoli.

La differenza con il “fratellino” sta dunque nell’affinamento: una delle 5 botti di Bianko prende una direzione diversa trascorrendo ben due anni sulle fecce con batonnage periodico; il contenuto viene poi travasato in un’altra botte, con qualche feccia in meno, dove trascorre altri due anni. Insomma la concentrazione non manca a questa perla che in degustazione regala una complessità tale da rendere difficile un abbinamento gastronomico: ancora più denso e strutturato di Bianko, alterna note eteree e saline che si susseguono e cambiano di ora in ora; vibrante acidità al contempo e una lunghezza impressionante.

Il suo nome è dedicato ad un’amica del produttore prematuramente scomparsa: Almavera è l’azienda di creazione di gioielli ed altri oggetti artistici da lei creata; dunque 30% del ricavato sarà destinato ad un fondo per aiutare giovani che vogliono intraprendere una carriera artistica.