E’ proprio il caso di dirlo, the Master at work. Il mitico professor Luigi Moio, campano d’anagrafica ma “borgognotto” di formazione, sceglie l’Irpinia come territorio ideale per fondare la sua azienda di eccellenza, Quintodecimo; e quale se non l’aglianico, può essere il vino più rappresentativo di questa terra? Così nasce il Terra d’Eclano: le uve provengono da 5 vigneti allevati a cordone speronato, con una densità di circa 5,000 viti per ettaro, selezionando manualmente circa 5 grappoli per pianta e vendemmiando anticipatamente per contenere l’esuberanza dei tannini. No diserbanti o concimi, siamo in regime biologico. In cantina i lieviti sono selezionati e la macerazione, di circa 15 giorni, è svolta in serbatoi lunghi e stretti con rimontaggi leggeri, sempre per il contenimento dei tannini. L’affinamento è in barrique nuove al 50% per circa un anno. Pochissimi i solfiti (circa 35 mg/l). Ne vien fuori un aglianico con la complessità e la longevità di un Taurasi, ma con la freschezza e la rotondità di un vino già pronto ad essere stappato. Lunghissimo.